venerdì 28 novembre 2008

CINZIA


Imparai da bambino a centellinare

la magia

che una ragazza

sparge attorno a sé.

Scivolare tra le pieghe di un suo

sguardo,

assaporare poi, nel ricordo

di un’ora dopo, la trasparenza di una

mano,

il particolare timbro di un

silenzio,

gli altri mondi soltanto accennati

in un volgere del

capo.

Ti osservo ancora a quel modo

e tu giochi a far finta di non

saperlo.

Imparai da ragazzo a rincorrere la

diaspora di pensieri che una donna

porta con sé.

Ed è così che non ho mai scordato

il primo stupore

di te.

Un po’ di quella magia ancora

s’insinua tra noi come

una carezza di seta al termine di questo giorno.


Una fuga, dalla violenza e dal sangue: il bisogno disperato di non morire così, di non scrivere di altri addii, di altri vuoti incolmabili, di altre intelligenti crudeltà. Questo blog è una fuga, solo questo. I vostri?

mercoledì 26 novembre 2008

POLVERE E TRAMONTI

Il contatto con il mondo degli altri nella blogosfera mi ha portato il senso del silenzio; è stata una donna: Luna-tica: Qui sotto c'è una realtà non una fantasia: è tutto veramente accaduto. In Sicilia, ad occidente, dove il sole va a dormire dentro il mare.


Selinunte suona magicamente dentro la mia testa, la parola si scioglie lentamente dentro la mia immaginazione: ora si è adagiata qua, davanti a me per soffiarmi sul viso quel che resta di un tempo svanito 40 anni fa, in un pomeriggio come questo quando avresti visto quattro persone camminare lentamente lungo il viottolo che attraversa la zona archeologica.


L'ordine del drappello era sempre lo stesso: mio padre in testa, davanti a tutti di almeno una decina di metri. Poi mia madre, guardinga e speranzosa di un ritmo di marcia meno baldanzoso. Infine io e mia sorella, occupati a sciamare ovunque in ordine sparso. "Passeggiate in famiglia" erano chiamate ed erano ogni volta un'avventura diversa; una sorta d'animazione primordiale senza telecamere attraverso le rovine dei templi dorici della collina orientale, le pietre ammucchiate come pugni di sale bianco sopra un poggio che guardava il mare.


Di nuovo qui, affretto il passo, guardo in alto a occidente, il sole ha iniziato la sua discesa…sento la voce di mia madre. mia sorella ride inseguendo una lucertola. Io invece mi fermo, come facevo allora, per raccogliere una lumaca attaccata ad uno sterpo rinsecchito. Perdo tempo dunque e resto indietro, allora come adesso.

Immobile davanti al tempio il silenzio è assoluto, con la mano cerco la fotocamera dentro la tasca del giubbotto. Sulla pelle scorre un brivido sottile, un'emozione vera: come da bambino questo silenzio è il segno premonitore del miracolo che mi attende fra le rocce.

Le colonne si vanno colorando di un rosa più intenso rubato al sole che, sempre più grande, ormai è quasi sopra il Baglio Bonsignore. Devo muovermi più in fretta. D'ora in poi il tempo muterà nell'intimo la sua essenza, il tempo che qui ha una cadenza sacra, un rito in cui i minuti, i secondi possono dilatarsi o coagulare gli uni sugli altri senza uno schema logico prevedibile.

Quarant'anni prima…. per mio padre, era molto più semplice: una sera dopo l'altra l'estate lunghissima gli regalava opportunità continue di vivere senza fretta. Dopo la sosta al tempio E, ancora pochi passi e tutta la famiglia giungeva sullo spiazzo delle rovine del tempio G: un'enorme quantità di blocchi di pietra grigia, un groviglio inestricabile e confuso di rovi, terra e resti architettonici popolati da gechi e insetti. Dell'immensa struttura restava il perimetro d'alti gradini ed un'unica alta colonna interna, levata come un dito ammonitore e misterioso. Era chiamata da sempre "lu fusu di la vecchia" .

Le voci mi raggiungono nuovamente…-" Mamma, che significa? E dimmelo. Perché non me lo dici?- Non significa nulla di speciale, Mariella. E' un soprannome popolare come tanti, non vedi, somiglia ad un fuso per filare questa colonna"- Interveniva mio padre e, mentre salivamo per un sentiero fra le pietre, ci raccontava per l'ennesima volta di com'erano le cose prima e non fossero più. Filatura compresa
Sento il silenzio, sempre più assordante. Percorro, da solo, la vecchia strada e sono stupito di come niente sia cambiato: le gambe sembrano muoversi in modo autonomo.Mi fermo. Attendo un momento ma le voci sono scomparse, lontano, da molto tempo, questo pellegrinaggio è iniziato da solo, deve finire in solitudine per una logica antica e solenne. Avanti per qualche metro: sono proprio sotto” lu fusu” e le ombre diventano sempre più lunghe. Altri passi veloci… finalmente "la seggia" è davanti a me! Per uno strano e insondabile caso questo pezzo d'architrave, crollando dall'empireo della sua alta funzione, rotolando e spezzandosi assieme alle migliaia di altri blocchi di pietra, è rimasta in cima al mucchio. Superba e insensibile agli insulti del tempo, capovolgendosi, si è sistemata come un divano di foggia avveniristica sopra tutti i resti della gloria ellenica. Arrampicandomi poggio infine le spalle sullo schienale di pietra: è ancora dolcemente tiepido per il calore accumulato durante il giorno. Ma, ora, non c'era più tempo per riflettere: Lo spettacolo sta per iniziare.
Il cielo terso, immacolato, da azzurro è diventato blu intenso. Io, seduto nella mia poltrona, vedo comparire la prima stella: Venere che manda un lampo di luce e comincia a brillare come un gioiello. Il sole, largo e arancione, s'è portato sulla verticale dell'acropoli, il suo disco sta diventando, nella parte inferiore, di un rosso carminio, come fosse venato di sangue. Non c'è più luce, piuttosto un riflesso interno e luminoso che ha vita propria. L'astro scende tra le colonne del piccolo tempio dell'acropoli che sono diventate tanti minuscoli aghi neri, rilevati sullo sfondo del cielo e del mare. Adesso hanno entrambi un'impossibile tinta color indaco.Mi gira la testa. Non vedo nulla, ma sento tutto con precisione assoluta.


Poi, all'improvviso, questo stillicidio cromatico e temporale diventa un urlo viola:Il disco solare emette un respiro tagliente di luce rossa e il tempo si ferma. Tutto immobile: il cielo, la terra su cui poso i piedi, il sole pronto ad essere inghiottito dal mare, le pietre dei templi e l'aria con il suo sottile aroma di rosmarino. Io sono lì, ero lì, sono stato lì... come il bambino di quarant'anni prima e l'uomo di adesso. I miei ricordi d'infanzia legati ai pensieri da vecchio che rigiro nella testa.Ogni cosa al suo posto, sospesa, perfetta nel suo significato più intimo, senza alcuna necessità di collocazione temporale. Probabilmente è questa l'eternità, quella parte di metafisico che ognuno di noi possiede e che spesso chiamiamo anima; il desiderio struggente che divora la nostra vita come un'amante irraggiungibile. Mi invade un benessere calmo, profondo ed io lo assaporo fino in fondo, le braccia allargate e la testa reclinata all'indietro: poter riflettere e finalmente capire come si è chiuso il cerchio della mia vita, cosa ho fatto; Quel che sono diventato è un segreto chiuso dentro di me.
Sono state le cicale a segnare la fine dell'incantesimo, a farmi scendere dal divano di pietra. Attorno al tempio camminavano tranquillamente mio padre, mia madre, mia sorella; la famiglia di nuovo unita ed è stato molto bello tornare ragazzino, con loro.

Quella notte, seduti sul grande capitello rovesciato,




abbiamo ascoltato con attenzione le molte storie,





le piccole grandi avventure narrate da mio padre.


Il firmamento era un enorme puntaspilli di velluto nero pieno di stelle e galassie. Fu eccitante osservare una luce mobile che attraversava lo spazio sopra di noi: un aeroplano? Forse un satellite? Più probabilmente lo sguardo divertito degli antichi Dei che osservavano il nostro formicolare quaggiù sulla terra.

Papà, sono certo che anche tu ricordi le notti in cui stavamo tutti con il viso in aria a farci accarezzare dal vento tiepido che veniva dall'Africa.
Esse non sono trascorse per sempre, sono soltanto andate altrove a raccontare di noi quattro e dei nostri stupori.

martedì 25 novembre 2008

GATTOPARDI VICERE' E CASSATE

Da certi film e da certe riflessioni si esce stranamente pensosi, allo stesso modo si esce da certe passeggiate compiute di mattina, né presto né tardi, consumate in un angolo di giardino pubblico risparmiato al caos cittadino.

Ritengo che ogni siciliano che si rispetti viva dentro di sé quel dualismo che a volte diventa impietoso tra realtà beffarda e utopie, tra concretezza e fantasia, ma soprattutto tra idealismo e lucido nichilismo. Non è sempre un’analisi attenta e colta che ci fa pendere da un lato piuttosto che da un altro: più spesso sono un gesto, un colore o un suono che dispongono il nostro animo ad una benevolenza tanto immediata quanto infondata.
Ce lo siamo detto molte volte e da varie angolazioni, la storia sociale e politica di questa pseudo nazione ha un riscontro non casuale o accessorio nel meridione annesso alla monarchia sabauda dopo il 1860. E appresso alle camicie rosse dei garibaldini scendono poi gli stracci dei contadini e gli abiti di lusso ai balli nei palazzi dei baroni siciliani; scendono anche la cultura, il desiderio di Europa e il richiamo del medioriente troppo vicino per essere ignorato.

Il quadro si ricompone in mille sfaccettature e altrettanti rimpianti: non c’è mai in questa maledetta isola l’occasione di poter dire o affermare in modo definitivo o corroborante, mai un’emozione che non sia pianto e riso, dolore e piacere…passione e stanchezza intimamente fuse assieme.

Il principe Salina attraversa la metafisica della vita e della morte, compatisce gli uomini e affida alle stelle una dimensione più degna di essere vissuta per un uomo; che siano gli altri, i nuovi, i parvenu d’ogni lignaggio a sporcarsi col compromesso eletto a regime di vita. Con gli Uzeda di Catania l’assioma dell’interesse è già presente prima dell’impresa dei Mille e porterà assieme ai frack della Sicilia occidentale ad una stessa identica conclusione: tutto cambia affinché ogni cosa resti al suo posto.

Girare per Palermo o Catania, camminare sul set naturale che le due città sono in massimo grado, produce una lenta e continua schizofrenia: dentro la storia e fuori dalla storia, un valzer che cela ballerini cenciosi e poco eleganti, un palcoscenico che brilla di luce propria e canta al mondo una bellezza da ricercare anche contro l’evidenza.


Per chi non è dei luoghi tutto questo è un discorso incomprensibile, spinge ad un atteggiamento di sublime indifferenza come i cittadini che passano tutti giorni davanti alle balconate di Palazzo Biscari






















o in piazza Duomo


e non riescono più ad emozionarsi davanti alla perfetta simmetria ed eleganza del bianco e nero della lunga via Etnea che nasce dall’arco sul mare e il giardino e punta diritta e sicura verso il vulcano che l’attende inesorabile.

O come i palermitani che non sollevano neanche lo sguardo verso le incredibili ville liberty di viale della Libertà


e hanno dimenticato che tutta la storia del paese che sta oltre lo stretto, anche quella peggiore, è partita da queste piazze e sotto queste palme.
Ho scritto questo post davanti a Palazzo Ganci e mi rendo conto che solo una piccola parte dell’immensa malinconia che mi ha attraversato è poi finita fra queste righe;
a pranzo poi la ricotta finemente lavorata, aromatizzata alla cannella, delicatamente farcita da gemme di cioccolato, vestita da una finissima glassa al pistacchio e preceduta dalla frutta candita, è diventata la metafora di questa terra



Una cassata, eccessiva in ogni suo aspetto.

sabato 22 novembre 2008

LUNA

Bianca
Chiarissima
Chiami la luna perché ti
preceda.
Sei il gelsomino che
di notte respira qui
vicino,
l’eco di uno sguardo,
il mio fissarmi sul pensiero
di te.
Non so spiegarmi il mio
animo
Immerso dentro questa
luce bianca,
chiarissima.
Persa per sempre.

Scritta e pensata nell'ultima notte di agosto di quest'anno che se ne va. Distesa sul foglio per un momento di eternità che mi passò vicino e mi salvò. Buon fine settimana.

giovedì 20 novembre 2008

SIPARI

Qualcuno ha parlato di dolcezza ed io avevo voglia di fuggire. Chissà perchè nominarla un po' la fa sfiorire. E' così delicata, fragile come un merletto, sottile come un pensiero al mattino, indimenticabile quanto rara. La mia dolcezza di ieri era questa, quella di domani sarà un ricordo. Mi ripropongo perchè nonostante tutto ancora ci penso:



SIPARI

Di mattina ti guardo anche se

da tempo non sei più qui.

Mi muovo fra le pieghe di quel che

eravamo: il viso serio, le labbra ferme,

gli occhi abbassati.

Devo essere uno spettacolo curioso

per chi guarda libero dalla mia malattia

e incomprensibile.

Io attraverso le scene della nostra vita

e c'è sempre qualcosa fuori posto;

muovo gli oggetti del cuore

in modo diverso,

dispongo la curiosità d'esistere

in altra direzione.

Ma c'è sempre qualcosa fuori posto

uno spigolo, un grosso armadio,

una traccia,

un camuffamento mal riuscito,

un'urgenza crudele,

intromissioni tra un sipario e l'altro.

L'ultima scena è sempre vuota.

giovedì 13 novembre 2008

Un piccolo amore


Rigiro questo libro tra le mani: “IL SESSO E’ AMORE” di Raffaele Morelli ed. Mondadori. L’amore, sempre l’amore, prima o poi l’amore. Abbiamo voglia di magia ma dirlo sembra sconveniente o pericoloso?

Leggo…L’unica cosa che unisce una coppia è il sesso. Non i figli, la convivenza o un sogno romantico…ciò che conta è l’attrazione fisica, perché l’eros è amore, solo lasciandosi andare alla sua forza saremo appagati…Il romanticismo in quanto illusione è una malattia che distrugge l’amore. Carichiamo di aspettative ogni nuovo incontro pensando di avere a che fare con principi azzurri o donne angelicate che sono false rappresentazioni, maschere, specchietti per allodole…Bisogna smettere di pensare che esista un amorepuro e un amore sporco, un amore divino e uno infernale, un amore sacro e uno profano. L’amore è attrazione, desiderio, piacere e basta.

Il libro sta chiuso fra le mie mani ed io mi guardo in giro: ci sono eco che giungono da lontano. Le riconosco come parole antiche eppure pronunciate da me quando non ero stanco come lo sono ora. Io so sorridere all’eros che ogni tanto passa da queste parti, non è così difficile ma non mi basta. Ho fame e lui si dilegua sotto un reggiseno di colore sbagliato, un trucco fuori luogo, una parola sbagliata. Troppo comodo, troppe changes e pochi prodotti originali; ho un sogno diverso e me lo curo per quello che è, una metafora di un fallimento cercato per l’intera vita. Un libro così di certo io non lo scriverò mai.


-NELLA VITA MATRIMONIALE L’AFFETTO NASCE QUANDO I CONIUGI ASSOLUTAMENTE SI DETESTANO ( O. WILDE )-

Ma perché allora io ho divorziato?

sabato 8 novembre 2008

WE ARE DIFFERENT, BUT WE DON'T KNOW HOW


Ho bisogno di calma perchè ci sono troppe cose fuori posto. Alcune di esse lo sono da una vita altre sono le conseguenze a lungo termine delle prime. E poi ci sono le situazioni nuove, quelle che non ti aspetti e sono le più terribili. Sto nei blog da tempo: all'inizio mi affascinavano e tutto il resto passava in secondo piano, dopo una giusta quantità di tempo i nodi sono pian piano venuti tutti al pettine: Ed eccoli qui messi in bell'ordine. Smania di protagonismo e narcisismo, faziosità a gogò, invidie e stupidaggini spacciate per verità sacrosante etc. etc.
Non solo questo per carità ma il sogno dorato di un eden di socialità genuina e fuori dagli schemi, di un confronto acceso ma fruttuoso, di libertà d'espressione senza l'angoscia di dover piacere a tutti i costi, tutto ciò è ritornato nel limbo di un'utopia lungi dal realizzarsi.
Il fatto è che la mia pazienza si esaurisce a vista d'occhio; scrivere un post per se stessi può avere un senso che non sia patologico? Le prossime volte mi spiegherò meglio, per ora un sereno weekend ( questi americani ).

Comunque una cosa che mi ha lasciato veramente di stucco è l'iniziativa partita a razzo sulla blogosfera, iniziativa nata dall'infelice battuta di Berlusconi su Obama "abbronzato". La potrete comprendere meglio andando sul sito http://yeswearedifferentit.blogspot.com/ , chissà che non venga la voglia a qualcuno di voi di partecipare attivamente all'iniziativa, tutta l'Italia è attraversata da questo furore di essere rappresentata in modo diverso. Che sò, un D'alema, un Pecoraro Scanio, un Rizzo, una Guzzanti, un Santoro o un Grillo oppure un magnifico Romano Prodi. That' very nice, yes we are different, we are italians.

giovedì 6 novembre 2008

44° PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA


In certi momenti i commenti a caldo servono a poco: è preferibile leggere attentamente. E riflettere. Avevo pensato di postare il discorso di Obama in lingua originale perchè suona molto meglio, lo pubblico in italiano solo per comodità e con alcuni piccoli tagli (evidenziati).-

-Se lì fuori c'è ancora qualcuno che dubita del fatto che l'America sia il luogo dove ogni cosa è possibile, che si chiede se il sogno dei nostri fondatori è ancora vivo, che ancora dubita del potere della nostra democrazia, questa notte è la vostra risposta.E' la risposta data dalle code che si sono formate attorno a scuole e chiese, code così numerose mai viste da questa nazione, code di persone che hanno aspettano 3 o 4 ore, alcune per la prima volta nella loro vita, perchè hanno creduto che questa volta doveva essere differente, che le loro voci avrebbero potuto fare la differenza.

E' la risposta data da giovani e anziani, ricchi e poveri, democratici e repubblicani, neri, bianchi, ispanici, asiatici, nativi americani, omosessuali, disabili e non. Americani, che hanno lanciato un messaggio al mondo: non siamo mai stati una mera collezione di individui o una collezione di stati rossi e blu. Siamo, e saremo sempre, gli Stati Uniti d'America.

E non sarei qui stasera senza il fermo supporto della mia migliore amica degli ultimi 16 anni, la roccia della nostra famiglia, l'amore della mia vita, la first lady Michelle Obama.Sasha e Malia vi amo entrambe più di quanto possiate immaginare. E vi siete guadagnate il nuovo cagnolino che verrà con noi alla Casa Bianca.E anche se non è più tra noi, so che mia nonna ci sta guardando, insieme alla famiglia che mi ha reso ciò che sono. Mi mancano questa sera. So che il mio debito con loro è smisurato. A mia sorella Maya, mia sorella Alma e tutti gli altri miei fratelli i mie sorelle, grazie per il supporto che mi avete dato. Ve ne sono grato. .................

Ma soprattutto, non dimenticherò mai a chi in realtà appartiene questa vittoria. Appartiene a voi. Appartiene a voi. Non sono mai stato il candidato appropriato per questo ruolo. NOn siamo partiti con molto denaro o approvazione. La nostra campagna non è passata nelle sale di Washington. E' iniziata nei cortili di Des MOlines, nei salotti del Concord e tra i portici di Charleston. E' stata portata avanti dalla classe operaia (working men and women) che davano ciò che potevano dei loro piccoli risparmi: 5 dollari, 10 dollari, per la causa. E' cresciuta tra i giovani che hanno rifiutato il mito dell'apatia della loro generazione, che hanno lasciato le loro case e le loro famiglie per lavori che offrivano uno stipendio basso e poche ore di sonno. E' cresciuta tra i non così giovani (not so young people) che coraggiosamente hanno bussato alle porte di perfetti estranei, e dai milioni di americani che si sono offerti volontari per dimostrare che 200 anni dopo un governo fatto di persone, per le persone non è scomparso dalla faccia della terra.

Questa è la vostra vittoria. E so che non lo avete fatto solo per vincere un'elezione. E so che non lo avete fatto per me. Lo avete fatto perchè capite la gravità del lavoro che c'è da fare. Anche se stasera celebriamo, sappiamo che le sfide che ci porterà il domani saranno le più importanti dei nostri tempi, due guerre, un pianeta in pericolo, la peggior crisi finanziaria degli ultimi anni.Anche se stiamo qua stasera, sappiamo che ci sono Americani coraggiosi che si svegliano nel deserto dell'Iraq e nelle montagne dell'Afghanistan e rischiano le loro vite per noi.

Ci sono genitori che restano svegli dopo che i figli sono andati a letto, e si chiedono con che soldi potranno pagare la loro educazione. C'è una nuova energia da emanare, nuovi lavori da creare, nuove scuole da costruire, e placare minacce, ristabilire alleanze.

La strada di fronte a noi sarà lunga. Possiamo non arrivarci in un solo anno ma, America, non sono mai stato così fiducioso come lo sono ora. Vi prometto, noi, noi persone, ci arriveremo. Ci saranno false partenze, molti non saranno d'accordo con ogni decisione che prenderò da presidente. E sappiamo che il governo non può risolvere tutti i problemi.Ma sarò sempre onesto con voi nei riguardi delle sfide che affronteremo. Vi ascolterò, soprattutto quando non saremo d'accordo. E soprattutto, chiedo a voi di unirvi nel ricostruire questa nazione, mattone dopo mattone.Quello che è iniziato 21 mesi fa non può finire questa notte.La vittoria da sola non è il cambiamento che cerchiamo. E' solo la possibilità per poter mettere in atto quel cambiamento. Non può avvenire senza di voi, senza un nuovo spirito di servizio, di sacrificio..............................................

E per quegli americani il cui supporto non mi sono guadagnato, non avrò avuto il vostro voto stasera, ma ho sentito le vostre voci. Ho bisogno del vostro aiuto, e sarò anche il vostro presidente.

E per coloro che vogliono distruggere il mondo: vi sconfiggeremo. E coloro che cercano pace e sicurezza: vi supporteremo. E per tutti coloro che si sono chiesti se l'America ha ancora la sua luce, che brilla come stasera, vi abbiamo provato che la vera forza della nostra nazione non è nelle nostre braccia o nell'abbondanza delle nostre risorse, ma nel potere duraturo dei nostri ideali: democrazia, libertà, possibilità e speranza. Questo è il vero mito americano: che l'America possa cambiare. Queste elezioni hanno dentro di sè molte storie che verranno raccontate. Ma voglio parlarvi di una donna di Atlanta, come tanti altri che hanno voluto far sentire la loro voce in queste elezioni, ma con una piccola differenza: Ann Nixon Cooper ha 106 anni. E' nata una generazione dopo la schiavitù. al tempo in cui non c'erano macchine sulle strade o aerei nel cielo, quando qualcuno come lei non poteva votare per due ragioni: perchè era una donna e per il colore della propria pelle. E stasera penso a tutto ciò che ha visto in America e tutto ciò che ha attraversato ................

In un tempo in cui le voci delle donne venivano zittite e le loro speranze ignorate, lei ha vissuto per vedere le donne alzarsi e gridare le loro speranze, e prendere in mano la scheda elettorale. Yes we can.

Quando le bombe hanno distrutto i nostri porti e la tirannia minacciava il mondo, lei era lì per vedere una generazione giungere alla grandezza e la salvezza della democrazia. Yes we can.

Lei era lì per gli autobus a Montgomery, i getti d'acqua degli idranti della polizia a Birmingham, per un ponte a Selma, e per un predicatore d Atlanta che disse alle persone che "noi trionferemo".

Yes we can. Un uomo è andato sulla luna, un muro è caduto a Berlino, un intero mondo è stato reso vicino dalla nostra scienza e dall'immaginazione.

E quest'anno, in queste elezioni, ha messo il suo dito su uno schermo e ha registrato il suo voto, perchè dopo 106 anni in America, tra tempi bui e tempi migliori, lei sa come l'America può cambiare. Yes we can..................................

Questa è la nostra possibilità per rispondere a quella chiamata. Questo è il nostro momento.

Questo è il nostro tempo, di rimettere la gente al lavoro, di aprire le porte a possibilità per i nostri figli, di far tornare prosperità e portare avanti la causa della pace; di ribadire il sogno americano e ribadire la verità che anche se tanti, noi siamo una cosa unica; che se respiriamo, speriamo.

E dove ci scontriamo con cinismo e dubbi e coloro che ci dicono che non ce la possiamo fare, noi rispondiamo loro con quella fede senza fine che crea lo spirito di una nazione: yes we can.

Grazie a voi, che dio vi benedica, e che benedica anche gli Stati Uniti d'America.

mercoledì 5 novembre 2008

J HAVE A DREAM


Obama presidente come previsto: un sogno che diventa realtà per la maggior parte degli afroamericani d'America e per gran parte dell'elettorato giovanile. Dire che i negri non avessero pedine importanti nel precedente staff presidenziale è un'idiozia: Condy Rice e Colin Powell dove li mettiamo?
Ma "the President" è un'altra cosa e quindi aspettiamo il cambiamento perchè è in suo nome che gli americani hanno affollato i seggi elettorali oltre ogni previsione.

Il futuro? Io per giudicare un uomo e la sua politica aspetto i fatti, mi baso su quello e non sul colore della sua pelle. Ma M. Luther King adesso può riposare in pace: il sogno si è avverato e poteva accadere solo negli States.

PS: Da noi è trascorso il 4 novembre così, senza un gemito, una giornata come tutte le altre, senza storia, senza un'idea, senza unità, senza interesse. Dove sono i sogni da noi? Quali sono i sogni? Chi siamo? Anche noi che ogni tanto buttiamo giù 2 righe e accanto scriviamo che, attenzione per carità, non siamo giornalisti, noi che discutiamo della vita e della morte, che usiamo un galateo tutto particolare e ci frequentiamo solo in compartimenti stagni e che se andiamo sull'altra sponda stiamo molto attenti a ciò che diciamo e spesso usiamo l'anonimato perchè ci dà più sicurezza. Dove sono i nostri sogni veri? Forse sono nascosti in quello che è sulla punta di questa maledetta tastiera e non riesce mai a venir fuori.
CHANGE WE NEED.

martedì 4 novembre 2008

LA CANZONE DEL PIAVE NON MORMORA PIU'


Festa delle forze armate e dell’unità nazionale. Ma per chi?
Qualcuno ha ascoltato la più importante rete televisiva nazionale ieri sera?
“Porta a porta” è stata il paradigma di quello che è l’Italia di oggi, 4 novembre 2008: a novantanni dalla fine di una guerra terribile che ha lasciato in ogni paese e città della penisola un cippo o un monumento che ricorda uomini morti combattendo, succede che si invita Sansonetti direttore di un giornale comunista il quale esordisce dicendo che lui è contrario all’idea di patria, che vorrebbe parlare dei 2 o 3 mila fucilati per diserzione.
Succede che una medaglia d’oro al valor militare immobilizzato su una sedia rotelle lo ascolta e non gli sputa in faccia.
Succede che il coro degli alpini della Julia non si alza e se ne va. Succede che uno storico ( non ricordo il nome ma poco importa ) fa un discorso teso a dimostrare l’aggressione italiana all’Austria.
Succede che Bruno Vespa conduce con la consueta e immobile perizia e il ministro della difesa ascolta cose orrende senza alcun apparente sdegno.
I monumenti ai 600 mila caduti della grande guerra giacciono coperti dalla polvere dell’oblio, dal disonore di una festa mancata ( dov’è la data segnata in rosso? ) . Ma la cosa più terribile di tutte è la mancanza di memoria in quelle generazioni che oggi hanno dai 16 ai 25 anni, E QUANDO IN UN PAESE SCOMPARE IL LEGAME COL PASSATO DELLE GIOVANI GENERAZIONI, QUANDO LA PAROLA PATRIA E SACRIFICIO NON E’ PIU’ DI MODA, ALLORA QUEI RAGAZZI DI 90 ANNI FA SONO MORTI INVANO. ALLORA L’UNITA’ NAZIONALE E’ UNO SBERLEFFO, UN DIALETTO DIVERSO DA AGRIGENTO A UDINE.
Io mi vergogno di questa pseudo nazione e il Piave non ha più nulla da mormorare: lo straniero è in casa.

lunedì 3 novembre 2008

USA FOR PRESIDENT


Non abbiamo azzeccato molto negli ultimi tempi degli umori americani. Quattro anni fa sull'esito delle votazioni che hanno riconfermato Bush ci sono state "barzellette". I nostri commentatori poilitici più sono famosi più si ritengono unti dal Signore e, come tali, infallibili. Stavolta stanno tutti sul chi vive: forse stanno imparando la lezione, quella di non ragionare sul mondo a stelle e strisce con l'ottica europea e soprattutto italiana. A me sinceramente non piacciono nè Obama nè Mc Cain, nessuno di loro ha caratura presidenziale per il più potente stato del mondo ma se dovessi scegliere infine voterei per Obama. Ma è sbagliato pensare che egli sia un uomo di sinistra come lo intende la nomeclatura nostra: gli americani in ogni caso hanno senso di nazione e di patria e curano i loro interessi in primis, un'utopia assoluta per noi italiani. Ma è difficile capirlo.