Terminate, per ora, le intemperanze "templatiche" mi acquieto su questa pagina classica e chiara. Non è detto che, più in la, non ci riprovi: si deve anche considerare che la forma è un recipiente, importante, dentro il quale riversiamo quel che siamo; avevo trovato QUI alcuni template splendidi...ma non si adattano a questa "vecchia" piattaforma. Pazienza, non voglio che l'abito vesta il monaco che non sono mai stato.
Ho deciso di postare alcune cose antiche che abitavano in una dimensione diversa da questa: dove è stato utile e possibile le ho modificate per adeguarle alla nuova atmosfera, più spesso le leggerete così come son nate.
Questo è il mio vero profilo personale:
"Non si affitta ai meridionali", lo vidi scritto la prima volta sui vetri di una portineria di Viale Certosa a Milano, forse era il 1962.
Una delle ultime occasioni per leggere i proclami di difesa della razza dei "Padani". Pochi anni dopo, al liceo, avevo già incontrato la gente e le ideologie, avevo diciotto anni ed ero abbastanza stupido da ritenere di conoscere il mondo.
In verità sui tafferugli con la polizia, occupazioni, lotte di classe, borghesi e proletari mi ero fatto quasi naturalmente una vasta esperienza. Ed è difficile descrivere l'emozione nel veder salire sempre più in alto gli orli delle gonne delle compagne di classe e sempre più in basso i freni inibitori.
C'era, è vero, un gran buco nero sopra il capitolo rapporti uomo-donna e un certo smarrimento davanti ai primi cortei femministi. Ma la politica era tutto. La politica e le idee che la sorreggevano. Questo aveva riempito gran parte dei miei giorni. Per lei si soffriva, si lottava, si litigava e ci si divideva…certe volte si moriva.
L'ideologia di quegli anni liceali e universitari: l'amante ingorda e insaziabile, la nostra mecenate e, insieme, il nostro brutale tiranno, la colla sociale del nostro aggregarsi giovanile. La nostra fantasia idiota e la nostra paura quotidiana.
Credetti allora che non potesse esistere nulla di più totalizzante: gli amici e i ragazzi d'allora ne erano la testimonianza vivente.
Adesso è trascorso abbastanza tempo, adesso è diverso, possiamo comprendere senza serenità quanto fosse grande e inspiegabile la nostra presunzione. Io l'ho capito, ma penso a voi.
A te Walter: avresti ricordato di più l'occupazione del dicembre '69 o i baci di Fiorisa?A te Ferruccio: avresti discusso con maggiore passione dei rapporti sessuali con le compagne emancipate o delle tette d'Adriana?
Mauro ti saresti ricordato sempre delle giarrettiere d'Annalisa?
Per quanto mi riguarda non sarei mai riuscito a spiccicare una sillaba davanti agli imperiosi occhi viola di Tiziana, nemmeno se i vietcong avessero sconfitto subito gli amerikani. Ciao Ambrogio, Stefano, Adelio… un abbraccio anche a voi Silvana, Irene, Mirta, Marina…è dannatamente sicuro che non ci incontreremo mai più.
Nessuna rimpatriata decennale della terza B. Sono certo che avete capito anche voi: ci siamo distratti a lungo per inseguire le idee e l'altra metà del cielo spesso si è presa gioco di noi.
Vi salutai allora, definitivamente. Dovunque vi troviate a me, a voi, forse sarà rimasto il tempo per incontrare il segreto nascosto dentro di noi. Provarci è essenziale. Addio.
giovedì 4 dicembre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
10 commenti:
Gran bel post, mi ha commossa..
e non è facile che accada.
Non aggiungo altro,
hai detto tutto.
Un abbraccio forte. ;-)
LE IDEE SINCERE SONO SEMPRE BELLE
la foto con il ragazzo che sale le scale e' ottima complimenti..
Parlere del 68 mi procura sempre emozioni, ho vissuto quel periodo, ci sono stati cambiamenti radicali che poi come sempre son scivolati via e molto spesso nell'incuria di chi in quel periodo ha dato a mani piene sperando in un futuro diverso...ho l'amara impressione che di quel tempo siano rimaste solo le canzoni del 68
@LUNA-TICA- Neanch'io aggiungo altro, ricambio.
@UIFPW08- La prossima volta taglio un po' del tuo nick se non ti secchi e anche quello della fanciulla sopra. Se volete essere designatiper intero me lo dite ed io mi metterò di santa pazienza. La foto purtroppo non è mia.
@ROSY- Ci sono troppe cose, troppe emozioni dentro quel periodo per chi come me lo ha vissuto tra i 16 e i 22 anni. Anche se restasse solo la musica sarebe una spinta potente ed io ne scriverò ancora, con malinconia e amarezza ma con voglia di vivere. Quella è rimasta.
La canzone che hai messo in sottofondo è bellissima. e non la conoscevo anche se adoro Fossati
@ANTONELLA- C'è stato un tempo in cui 2 piatti che giravano, alcune piastre per registrare, un mixer e dei microfoni erano il mio pane quotidiano. Mi divertivo, in fondo facevo per hobby ciò che amavo sin da bambino: ascoltare e proporre musica. I cantautori italiani sono un "patrimonio dell'umanità" secondo me.
Un pezzo di vita... ma scritto con inchiostro indelebile... molto bello...
@MAURIZIO- Ciao, grazie dei giudizi: sono ricordi importanti per me, ci tenevo che "arrivassero" nel modo più reale possibile.
Ciao Salina, mi affascina sempre il tuo modo di scrivere, intimo e privatissimo. Spesso le ns emozioni ci accompagnano come vecchie coperte alle quali è impossibile dire addio.
Il tuo non può essere un vero addio Salina, li porti ancora nel cuore e questo basta per non lasciarli andare.
Un abbraccio ^_^
@NADIA- Nel 1962 io avevo dieci anni e i miei ricordi sono nitidi: della città e dell'atmosfera di allora, dell'umanità che camminava per le strade e di tutto il resto. E' vero: è un contesto privatissimo ma sinceramente non saprei scrivere d'altro o non voglio. Quanto all'addio bisogna avere l'onestà e l'amore per darlo; ciò non significa dimenticare ma non serve illudersi che tutto resti uguale a se stesso. Ho amato quel ragazzo e il profumo di quegli anni, non avrei potuto scriverne e, raccontandolo, quel ragazzo è diventato uomo ed ha viaggiato dentro la sua vita. Scrivere è servito a non dimenticare, non ho lasciato andare intenzionalmente nulla ho solo dato a quel che ero la libertà di muoversi. Sono invecchiato così. Ciao
Posta un commento