sabato 3 gennaio 2009

2009

Sono tornato al nord per pochissimo tempo, ho calcato per poche ore strade che erano ormai solo un lontanissimo ricordo: mi sono sembrate appartenere ad un altro uomo, una persona che conosco bene ma che non abiterà mai più lì. Tutto ciò era prevedibile, la logica del tempo andato è questa, così il primo post dell'anno sarà nato da un ragazzo del 1968 che ha preso dimora nel 2009.

Sono stato a lungo a pensare in questi giorni, in queste ore. Ho paura di quello che potrà accadere, anche su questi spazi virtuali: forse ho ascoltato troppo un vecchio disco di F. De Andrè o forse sono io a essere diventato un vecchio vinile pieno di fruscii. Ho provato ad ascoltare un cd. Non è cambiato nulla, così ho scritto questa cosa come inizio e fine del mio personale capodanno. Forse darò un dispiacere a qualche amico ma ciò che leggete è la mia storia, ogni tanto me la racconto perchè ho paura di dimenticarla. Le svolte epocali fanno questo effetto.



Via Festa del perdono



Dimmi che non è stato poi

male,

non tanto, per noi che abbiamo

sconfessato le regole

del gioco.

Conficcami nel cuore il chiodo

del mio eskimo

fai che il mio sangue fluisca

al ritmo dei capelli lunghi che

ondeggiano lungo lastrada.

Giurami che averci provato

basta a ricordarci

che fummo vivi e sbagliati.

Chiudimi gli occhi e apri il mio sguardo

al ghigno beffardo di

non esserci riusciti.

Io ben ricordo l’ideologia,

Il bisturi affilato che

separò le scene della mia
vita

e tu dimmi che non è stato poi

male.

Senza la mia paura

mi fido poco.



La realtà è un vortice; è il mio vortice. Esercizio d'alta acrobazia che un tempo eseguivo senza rete, senza pensarci, senza rimpianti. I conti, alla fine, tornavano. Tornavano sempre: la nassa conteneva quasi sempre una o più sorprese. Era più ricca di quando l'avevo gettata a mare.

Un po' di tempo fa, nella redazione del mio cervello, il tipografo s'è divertito a nascondere alcuni caratteri, ad alterarne il segno...scherzo maledetto! Ma riuscito. Il vortice mi soffia vicino, mi invita: io lo guardo con una diffidenza mista a nausea. Non voglio più raccogliere etichette, magari eleganti e a tono.Voglio tornare a casa mia dove c'è un gelsomino scarno e profumato, accarezzare la sera che viene.

E aspettare una donna che la riempa di significato. BUON ANNO

7 commenti:

ANTONELLA ha detto...

E' la mia stessa speranza. Ma la sento debole. E non ho più pazienza

UIFPW08 ha detto...

E' difficile resistere quando pensieri e ricordi passano per la mente, la Sicilia non si dimentica..
questa è la vita..

NP ha detto...

Il problema è che non serve aspettare qualcuno se prima non siamo noi a riempire e riscaldare la dimora stessa.
In ogni caso, Ti auguro quest'anno di trovare quel che cerchi.
Un abbraccio
Nadia

Erre54 ha detto...

ciao, ho messu sul mio blog una fase resa da un tuo post
spero non ti dispiacia,
grazie
Erre

Rosaria ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Rosaria ha detto...

Ciao passo per augurarti la buonanotte...il tuo spazio virtuale ha un bel nome, può trovare di tutto oltre la siepe anche l'amore, la tenerezza, e tante altre cose belle...ciao ragazzo del 68

VIRI ha detto...

@ANTONELLA- Gran brutta cosa aver esaurito la pazienza, capisco perfettamente. Io debole, in fondo, mi ci sono sempre sentito: direi che adesso semmai mi sento più irrigidito, meno disponibile. Brutta cosa anche questa ma è la realtà; io non credo al buonismo e alle "buone maniere" fini a se stesse, per avere più disponibilità è necessario che qualcosa dentro e fuori di noi cambi. Altrimenti il tasso di inutilità diventa insostenibile.

@UIPFW08- Aveva ragione Tomasi di Lampedusa quando diceva che della Sicilia ti puoi liberare solo se te ne vai giovane...dopo diventa impossibile ti prende come il canto di una sirena.

@NADIA- Un'altra prospettiva la tua, non credere che non ci abbia pensato mai. Spesso ho riflettuto sulla mia vita vista da "fuori" con un'ottica impietosa verso me stesso. Ma alla fine resta sempre il limite dato dal fatto che da soli non possiamo bastarci e giriamo sempre su noi stessi anche se la casa è calda e accogliente.

@ROSY- A ma non resta che augurarti buon pomeriggio. Il nome del blog è venuto fuori all'improvviso, un giorno, pensando ai miei timori e alle speranze di quando ero adolescente: sinceramente non ho ancora finito di rovistare dietro quella siepe. E' anche il titolo di un film molto bello e intenso sulla questione razzziale negli anni 50 nel sud degli States.