giovedì 22 gennaio 2009

AGGRAPPATO AL CIELO- Premessa


Trent'anni passati a scarabocchiare ovunque, a scrivere a sprazzi, a volte di corsa con una foga febbrile, come se non ci fosse più tempo per nulla. Oppure con lentezza esasperante, oppresso e confuso da una pletora d'emozioni altrimenti inesprimibili.

Perchè lo faccio? Per chi lo faccio? Io non sono sicuro di conoscere le risposte esatte, ma sento che scrivere mi allevia, in parte, la malinconia di vivere, rende buona o più accettabile la rabbia segreta che mi stringe da molti anni lo stomaco. In realtà ciò che scrivo nasce quasi interamente da un processo d'autostima, l'unico che mi sono concesso in tutta la mia vita ed è un caso talmente raro che non intendo sopprimerlo alla nascita.

Ma trent’anni sono tanti, troppi e troppo vari i luoghi e le lusinghe con cui essi mi hanno incantato; eppure se ci fosse anche un solo momento di consapevolezza, un solo alito di vento in cui cogliere la fragranza della vita…scrivere sarebbe servito a qualcosa.Parlo di Enzo, degli occhi che ha incontrato e del tempo trascorso a scrutare gli indizi della verità accampata dentro ognuno di noi; parlo della realtà e dei sogni che da essa nascono per farci vivere un altro mondo e altri sogni ancora.
Ci sono strappi evidenti nel lungo racconto che sto passando sul blog; capisco che al di là delle sensazioni che può dare la storia qualcuno potrebbe sentirsi più a suo agio se non ci fossero salti temporali così evidenti. Ma nella mia vita il passato spesso è tornato alla ribalta come presente sotto mentite spoglie, non è poi così semplice e scontato dire dove e quando: non per le emozioni e i sentimenti. Ma in fondo che importanza può avere? Certe emozioni sono assolutamente senza tempo: ingabbiarle dentro gli anni è spesso un'operazione stupida e crudele. Spero che i miei figli, a tempo debito, lo comprendano. E' la sola cosa che posso lasciare loro in eredità.

A Palermo ci sono nato, in Italia ho vissuto e girato, tra Milano, Genova e Roma; nell'isola sono sempre passato come ogni emigrante che si rispetti e le mie estati di ragazzo profumarono di sale e gelsomini, di mare e assolati latifondi. La storia che racconto sono io, tornato a metà degli anni 70 a Palermo definitivamente, crocefisso da un amore infinito nella terra dei miei avi (Trapani), fuggito poi alle falde dell'Etna per incapacità ad accettare un verdetto, schiaffeggiato da un altro amore nella città di Archimede...invecchiato ad inseguire un sogno che non ha tempo.

Il racconto termina circa 5 anni fa e l'ho scritto in due settimane, fra gennaio e febbraio del 2007: è stata l'esperienza più dura ed esaltante della mia vita, chi ha mai provato a scrivere capirà il senso di queste parole. Fra l'inizio e la fine ci sono molte possibili uscite, molti altri pezzi di vita e molti visi con accenti diversi; per tutti un tempo indefinito.

2 commenti:

NP ha detto...

Lo leggerò in un fiato, sei tu nella foto? ^_^

VIRI ha detto...

@NADIA- Sì, avevo 29 anni