giovedì 22 gennaio 2009

AGGRAPPATO AL CIELO- Prima parte- Una spiaggia a sud



Desiderio di seno, di pelle, di labbra: cerco di penetrarti con le parole e ti bevo con la mente. Sono trascorsi pochi istanti ma non posso più tornare indietro, è una tensione inarrestabile verso un orgasmo liberatorio; te ne sei accorta e ti sei riconosciuta , mi agganci con i tuoi occhi verdi, quasi febbricitanti, e non mi lasci più. Forse pensavi che tutto questo non fosse possibile, pensavo anch'io la stessa cosa prima di conoscerti. Ascoltami, ora, in un attimo, sta morendo il vecchio ragazzo che sapeva molte cose. Al suo posto sta nascendo un uomo nuovo, ignorante di tutto, ma curioso d'ogni cosa. Parlami, signorina, avvelenami un po' alla volta: sta scomparendo tutto, gli oggetti e le persone intorno a noi. Saremo soli io e te fra poco, assolutamente soli. Quel che non sapevo è che la solitudine di noi mi avrebbe accompagnato per sempre.
PALERMO
Cosa mi era accaduto? Non avevo la certezza di volere la verità a qualunque costo, quelle belle verità che ti accolgono in un'inevitabile abbraccio.

Potevo giustificarmi con l'enormità del fatto: l'amavo, anzi l'avevo amata moltissimo. Inutile negare, sciocco girarci attorno. Era questa la verità pura e semplice.Ora mi restava soltanto lo sterile esercizio di crogiolarmi nella rassegna dei fatti: Cosa eravamo noi? Chi eravamo?

Dieci anni prima eravamo due bambini che talvolta s'incontravano: troppo piccoli e lontani, uno a Milano l'altra a Trapani: due ragazzini ai capilinea dell'Italia e della vita. Che potevamo mai raccontarci di tanto impegnativo da riannodare ogni volta i fili? Nulla, credo, quasi nulla. Ma le risate risuonavano, quelle di lei soprattutto, tante e naturali; argentine come piccole cascate destinate ad estinguersi ai primi calori. Solo risate e piccoli segreti, da pronunciare sottovoce, con la mano davanti alla bocca.Confidenze ormai dimenticate per sempre. Questo eravamo. Però, durante una lunghissima e immobile estate, un gesto adesso lo rivedevo: staccato da tutto, particolare. Lei non poteva essere così spesso stanca da posare la testa sulla mia spalla. Gli adolescenti possiedono la forza di scordarsi di se stessi a volte, è un meccanismo d'autodifesa per sopravvivere all'eccessivo profumo della vita e percorrere ogni sentiero senza sceglierne nessuno. Unici testimoni del momento furono quindi la spiaggia dorata sotto l'acropoli di Selinunte e i nostri quindici anni. Eravamo ad un passo dal Paradiso e ci scherzavamo sopra. Durante quell'estate accadde spesso, gli amici e i parenti non videro, non capirono…non capimmo nemmeno noi. Il sole di quella stagione del '66 fu così implacabile da bruciare in fretta ogni idea, ogni proposito. Ci alzammo presto dall'arenile e ce n'andammo, ognuno per la sua strada: volammo via come pagliuzze mosse dal vento di scirocco.
Adesso vedevo tutto con chiarezza: le stagioni che trascorrevano uguali, le estati seguenti che si erano consumate distrattamente. Un'occasione sospesa: quattro anni prima ero abbastanza giovane da avere dentro il grande vuoto da riempire in fretta di sogni verosimili; il vuoto adesso mi stava inghiottendo nuovamente!
Dimenticare, dimenticare, l'unica parola d'ordine valida; impossibile eseguire l'ordine capitano riesco solo a ricordare...La tarda estate del '73 a Palermo mi riservava una sorpresa dietro l'altra. La più grande riguardava la luce, un fenomeno banale che, invece, da queste parti aveva una personalità decisa che mutava il carattere e il significato delle cose. Questo era fondamentalmente il motivo per il quale uscivo quasi ogni sera prima del tramonto. Volevo godermi il trascolorare della luce sulle case, le vie, le piazze. Volevo imprimere nella mente il colore del cielo dietro gli alberi di Viale Libertà un minuto prima dell'ultimo guizzo di sole, salutato e accompagnato dal cinguettio impazzito di migliaia d'uccelli che si preparavano alla loro precoce notte.
Quando arrivò il primo Natale siciliano con i suoi diciotto gradi a mezzogiorno e il sole caldo sul mare azzurro di Mondello, pensai ad uno scherzo bizzarro del calendario e cominciai a capire che c'erano ancora moltissime cose da regolare sul nuovo fuso orario della mia vita. Pensai solo a questo e non potevo immaginare il cataclisma in agguato in una luminosa mattina d'Aprile in una strada di un piccolo paese bianco alle porte di Trapani. Io non sapevo, mi sono interrogato mille volte, la risposta è sempre la stessa: io non sapevo, non avevo considerato i segni che pian piano negli anni s'erano coagulati. Avrei dovuto invece, potevo vedermi che ero maturo, pronto a cadere nell'unica direzione preparata per me dalla vita.Selinunte, la spiaggia, i piccoli segreti, le confidenze, la sua testa poggiata su di me. Non ci fu alcuna premonizione. Solo un lampo accecante.

6 commenti:

NP ha detto...

I misteri dell'amore... ma se così non fosse, perchè tanti avrebbero scritto e sprecato tante parole per essa?

ANTONELLA ha detto...

Non si possono commentare, caro, queste tue sensazioni inquiete e malinconiche. Si può solo cercare di immaginare la luce , i colori ed i calori di queste tue estati siciliane.Posso solo invidiare il tuo sentimento , come si invidia una cosa che non si possiede che si è avuta un tempo e che ci è stata portata via contro la nostra volontà

VIRI ha detto...

Mi sono interrogato a lungo se pubblicare nuovamente queste pagine; poi ho deciso di farlo perchè sono veri i personaggi, i luoghi, le cose. Tutto assolutamente vero e vivente seppure in modo diverso: 30 anni equivalgono ad una vita e forse la malinconia deriva da quello.

intrigantipassioni ha detto...

Malinconia per la vita?... mai... bisogna godere del fatto di aver potuto assaporarla cosi' profondamente....

VIRI ha detto...

@INTRIGANTIPASSIONI- Ciao, so che questo argomento e la storia che sto pubblicando suscitano sensazioni e giudizi contrastanti. Il fatto che sia una storia vera è forse l'unica sua vera dote, almeno non discutiamo di fumo. Amo la vita e l'ho assoparata fino in fondo pagando un giusto e salato prezzo: l'idea che mi è rimasta alla fine è che da soli non potremo mai bastarci ed insieme non duriamo mai più di un lungo e intenso attimo.

AnnaGi ha detto...

non è semplice raccontare e descrivere sensazioni intime, trasmettere le proprie emozioni. Tu l'hai fatto, lo stai facendo. Hai scritto e, come dici, è tutto vero. Sarà per questo che noi che leggiamo lo sentiamo.

Quel che ho capito anche io (nel mio tentativo di scribacchiare qua e la) è che quando è il cuore che detta, la penna corre veloce sul foglio imprimendo qualcosa di importante (importante perchè sono emozioni vere e vissute)

Capisco quando dici che di un racconto scritto devi viverne la storia, sentirla tua... è proprio così